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Parrocchia Santi Quirico e Giulitta - Solaro
IL MIO GRAZIE A SOLARO PDF Stampa E-mail

RINGRAZIAMENTO di DON ANDREA

A CONCLUSIONE DELLA S. MESSA IN ORATORIO

16 Settembre 2012

 

Solo tre anni, ma che anni! È bellissimo essere qui! Questo è il primo luogo in cui ho cercato, da prete, d’essere buon testimone di Gesù, guida affidabile che avvicina a Lui.

 

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JUMP! Il salto della fede PDF Stampa E-mail

Il tema per il cammino oratoriano nell'anno della fede

C’è un salto che dobbiamo fare perché corrisponde ad una chiamata che ci viene da Colui che ci ama. È il salto della fede, di chi corre incontro al Signore Gesù perché ha sentito la sua voce. È un salto coraggioso che è segno di una scelta risoluta, che riempie il cuore di gioia. Questo salto per i ragazzi dei nostri oratori, in quest’Anno della fede che il Papa ha voluto per la Chiesa, diventa per noi un grido forte: «JUMP!».

Prepariamo i ragazzi a fare questo salto, sproniamoli e animiamoli con tutto l’entusiasmo che la nostra fede sa generare e sa trasmettere, dicendo loro: «Salta! Fidati! Balza in piedi, fai “jump!”, come quel cieco sulla strada che parte da Gerico, come Bartimeo (cfr. Icona biblica), e vieni da Gesù, insieme ai tuoi compagni; chiedigli con fiducia quello che hai nel cuore, non dare nulla per scontato, prega con semplicità, e vedrai che ci sarà una risposta che vale la tua felicità: anche a te Gesù dirà: “Va’, la tua fede ti ha salvato”». Insieme, con la fede che condividiamo nell’unico Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, rinnoveremo la nostra scelta di seguire il Signore lungo la strada che lui va tracciando per noi.

L’incontro con il Signore Gesù sarà il cuore di questo Anno oratoriano 2012-2013 che coincide sostanzialmente con l’Anno della fede voluto da Papa Benedetto XVI «per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede» (Porta Fidei, 7).

Anche nei nostri oratori vivremo questo impegno trasmettendo «i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata», e riflettendo con i più giovani «sullo stesso atto con cui si crede», perché insieme, a qualsiasi generazione apparteniamo, possiamo professare la nostra fede.

 
ORATORIO: SALTARE, CAMBIARE, INIZIARE PDF Stampa E-mail

Carissime famiglie,

dopo la calda estate, la vita comunitaria riprende con la Festa di inizio dell’Anno Oratoriano. Un Anno d’Oratorio caratterizzato da alcune situazioni particolari.

Innanzitutto: JUMP! cioè “saltare”, fare il “salto della fede”, quello che ha fatto il cieco Bartimeo nell’incontro con Gesù, che - dopo essere stato guarito - lo segue sulla via della croce. Con i nostri ragazzi e i nostri giovani vogliamo vivere con tutta la Chiesa “l’Anno della fede”: tempo di grazia e di conversione, di ascolto e di scoperta di Gesù, per testimoniare e annunciare il Vangelo. Saranno mesi per chiarire la mèta di ogni azione educativa della Comunità cristiana attraverso l’Oratorio: sostenere ragazzi e giovani nell’incontrare Gesù perché facciano “il salto della fede”. Ma anche per migliorare il servizio e le attività in favore delle nuove generazioni.

Il secondo avvenimento sarà il “cambio della guardia” nella Pastorale Giovanile: DON ANDREA andrà a Canegrate e San Giorgio su Legnano e a ottobre accoglieremo il successore. Sarà presente in Parrocchia Domenica 16 Settembre in occasione della Festa dell’Oratorio: sarà quello il momento per esprimergli il nostro “grazie” per l’amore che ci ha donato e per quanto ha fatto per noi. Mostriamo tutta la nostra riconoscenza con un “grosso abbraccio” nella Domenica della Festa e attraverso “l’offerta-regalo”. (mettere il proprio contributo nella colonnina delle offerte in fondo alla chiesa).

Come guida dei nostri ragazzi e dei nostri giovani a ottobre verrà un DIACONO (e futuro prete): sarà ordinato Sabato 29 Settembre e sarà tra noi la settimana successiva. È un dono dell’Arcivescovo che ci prepariamo ad accogliere con gratitudine e gioia, ma anche con il timore di chi vive un incontro nuovo.

Certamente il “passaggio” avrà delle fatiche, ma con l’aiuto dello Spirito porterà nuovi frutti. In ogni caso continueremo a contare sulla presenza e l’opera delle nostre Ausiliarie Diocesane Maria Angela e Felicita, come pure sulla responsabilità e l’impegno di tanti che si spendono in Oratorio e in Parrocchia: un “grazie” a loro è sempre poco! Anche il cammino educativo che stiamo facendo in comunione con la Comunità del Brollo sarà una risorsa importante.

La terza situazione particolare che caratterizzerà questo Anno Oratoriano riguarda la costruzione del nuovo “ORATORIO E CENTRO PARROCCHIALE”. Il giorno 2 Agosto 2012 il Comune, dopo aver avuto i pareri positivi dei competenti Uffici ha concesso il permesso di costruire e realizzare il Progetto. L’iter è stato lungo e faticoso, ma è giunto il momento di dare il via ai lavori. I prossimi mesi saranno il tempo di mettere le “fondamenta”: ma sappiamo che il fondamento è sempre Gesù Cristo e la nostra fede che il Signore cercherà di far crescere in questo Anno.

Affidiamo tutto questo allo Spirito Santo, perché ci dia nuovi doni e la forza di corrispondere ai progetti di Dio.

don Giorgio

 
Saluto a Solaro da Don Andrea PDF Stampa E-mail

Rieccoci qua cari solaresi!

Su invito di don Giorgio scrivo volentieri questo saluto a tutti voi, prima di vedervi domenica prossima in oratorio per il momento di preghiera e festa che so sarà meraviglioso grazie al lavoro di tanti.

A chi negli ultimi giorni a Solaro e Brollo mi domandava come stessi, rispondevo: “Triste di partire, ma carico per iniziare”. In me ancora coabitano questi sentimenti.

Lasciare Solaro non è stato un passo facile perché ho avuto l’enorme grazia di vivere anni intensi e molto positivi, con la possibilità di lavorare in modo sereno e con la collaborazione di davvero tanta gente sia tra i giovani che tra gli adulti. Dei giovani porto nel cuore la gioia e la scioltezza della presenza nella comunità, così come la capacità di assumersi le proprie responsabilità e di offrire con generosità e passione tempo per la missione educativa. Degli adulti il regalo più bello ricevuto è stata la tantissima fiducia di cui a volte sono rimasto davvero sorpreso: lavorare così ha reso le cose molto più belle.

Lasciare Solaro significa per me rendere grazie immensamente a Dio perché ho avuto la grazia di gustare la vita da prete: ritmi davvero intensi, relazioni che sono cresciute, esperienze spirituali condivise, sfide vissute con costanza e sostenuto sempre da tanti, possibilità di preghiera vissuta con serietà e profondità, una relazione davvero bella con gli altri don  (grazie a don Giuseppe per la sua chiarezza d’intenti e a don Giorgio per la vicinanza quotidiana e le tante idee), ospitalità davvero bella da parte di tante famiglie.

Lasciare Solaro significa far memoria di un oratorio che ho amato: un’esperienza viva ancor prima di un luogo, con protagonista davvero tanta gente. I percorsi formativi, le domeniche pomeriggio con piccoli e grandi, il calcio, le serate insieme, gli oratori estivi, i campeggi, la cucina, le fiaccolate, gruppi animatori con gente meravigliosa: quanti volontari! Quanta passione! Ho imparato tanto.

 

Iniziare a Canegrate e S.Giorgio su Legnano è una bella sfida che accolgo volentieri, la sfida di entrare con pazienza e umiltà in realtà nuove e non senza qualche fatica, in due oratori che fino a poco fa avevano ciascuno un coadiutore, in relazioni che aspettano di essere abitate e accompagnate, insomma in un ministero che continua a essere lo stesso: annunciare che essere legati a Gesù ti fa vivere davvero libero!

So che in tanti pregate per me, è una cosa bella, un regalo che accolgo con tanta gioia; anch’io continuo a rendere grazie e a ricordarvi in particolare chi fa più fatica, chi vive la malattia o la divisione. Continuate a essere gente contenta perché amata da Dio!

Vi abbraccio,

don Andrea

 
Riflessione per una buona estate PDF Stampa E-mail

 

I giorni degli aromi:“Fuge, tace, quiesce”

da Enzo Bianchi “Ogni cosa alla sua stagione”

 

Si narra che Arsenio, nella sua ricerca di una vita sensata, pregava Dio con insistenza: “Mostrami, Signore, il cammino della salvezza”. Allora venne a lui una voce che diceva: “Arsenio, fuge, tace, quiesce”……

“Fuggi!” Andare in vacanza significa allontanarsi da dove normalmente si vive: si parte, si fa un viaggio, si intraprende un cammino… Anche Abramo sentì una voce che gli diceva “Lech lecka, vattene”, “ Va verso te stesso!” e da lì ebbe inizio la sua avventura. Lasciare il luogo abituale di vita è atto importante se vissuto in modo consapevole: significa affermare che il luogo in cui si vive non basta, che desideriamo altri luoghi, che vogliamo “uscire” per approdare da un’altra parte.

Ma fuggire dal luogo abituale di vita significa anche lasciare il lavoro, tutto ciò che normalmente ci riempie le giornate. Il lavoro non è solo ciò che ci occupa per tante ore ogni giorno, ma coinvolge tutta la nostra vicenda umana

Partire per le vacanze, allora, significa anche affermare la nostra capacità di prendere le distanze dal lavoro, significa dimostrare – a se stessi, innanzitutto- che non siamo alienati e divorati dal vortice delle cose da fare, ma che sappiamo anche riposare. Significa relativizzare e misurare il nostro lavoro, ed essere capaci di riconoscere la libertà e la qualità della vita che può venirci dall’attività che svolgiamo.

Il fuge, inoltre, può significare anche una presa di distanza da coloro con i quali si vive o una novità nel modo in cui si sta insieme. Anche tra marito e moglie, tra genitori e figli, sono necessari sia spazi e tempi di distanza, di lontananza, sia modi diversi di trascorrere insieme le giornate: è un’alterità preziosa per migliorare i rapporti, per porsi domande e formulare risposte sul significato e la qualità di legami e affetti che a volte rischiano di finire logorati dall’abitudine; è una presa di distanza che ci consente di verificare se questi rapporti sono ancora liberanti, portatori di vita o se su di essi non si sono innescate schiavitù attive o passive nei confronti degli altri. Così, per noi il raccogliere l’invito a fuggire rivolto ad Arsenio non significa disprezzo per la quotidianità che viviamo, bensì cura, sollecitudine perché ogni giorno sia occasione di rapporti autentici e fecondi.

Il secondo consiglio che ci viene dai padri del deserto è tace, “Fa’ silenzio!” Consiglio controcorrente e prezioso nel mondo assordante in cui viviamo oggi, in cui il silenzio costituisce un problema ecologico, una creatura in via di estinzione: siamo inondati di parole, messaggi, suoni, rumori, in tutto l’arco della giornata e a volte anche di notte.

Non è sempre stato così per noi uomini, e questa novità, inseritasi così prepotentemente nel nostro quotidiano, non è ancora stata valutata a fondo. Tutti, comunque, dicono di volere il silenzio anche se poi, una volta faticosamente raggiunto, questo incute paura, desta angoscia come se fosse vuoto, assenza. Ma il dato negativo è che la funzione principale della parola, la comunicazione, è gravemente malata. Le nostre parole non sembrano più capaci di creare relazioni, di generare comunione: sembrano ormai non aver più peso, quando addirittura non risultano cariche di violenza.

Ecco, allora le vacanze come occasione di fare silenzio, di abitare il silenzio, di vivere il silenzio. Al mattino presto, al mare come in montagna, è possibile trovare spazi solitari dove il silenzio è non solo possibile ma aiutato dalla natura stessa. Senza il silenzio, che vacanze possono mai essere? Il silenzio ci insegna a parlare, ci aiuta a discernere il peso delle parole, porta a interrogarci su quanto abbiamo detto o sentito: nessun mutismo, ma quel silenzio che restituisce a ogni parola un significato, che impedisce ai suoni di diventare rumori, che trasforma il “sentito dire” in ascolto. Il silenzio, allora, come custodia del fuoco che arde nel nostro cuore, custodia delle nostre motivazioni più profonde, occasione di uscita dal vortice: con il silenzio possiamo scendere dalla giostra, smettere di ruotare senza mai aver in mano la direzione. Grazie al silenzio, quante potenzialità ritrovate nell’esercizio dei nostri sensi: se per percepire meglio un gusto particolare chiudiamo gli occhi, perché non renderci conto che il silenzio affina lo sguardo, l’udito, il tatto…

Infine, come terzo consiglio, il detto di abba Arsenio invita a trovare la calma: Quiesce, “Trova la quiete!” Rappacificarsi è esito del distacco e del silenzio, ma è anche un atteggiamento che va assunto consapevolmente; il riposo ha qui il suo significato primario di rinfrancarsi dalle fatiche, ma per essere autentico non può mai separarsi dal trovare la calma e la pace e dal cercare la riconciliazione: tra noi e la nostra vita, tra noi e i nostri enigmi, tra noi e gli altri… Il riposo è occasione per esercitarsi alla macrothymia, al “pensare in grande”, all’amare contemplando l’amore di cui siamo oggetto e l’amore che può sbocciare dal nostro cuore. E’ un’esigenza fondamentale che molti oggi cercano di colmare coltivando tecniche di distensione e rilassamento, alla ricerca dell’autostima e dell’amore di sé. Ma nessuna tecnica può riuscire là dove non si è capaci di trovare pace in se stessi, dove non si vuole faticare per discernere nel profondo del cuore cosa impedisce all’amore di sbocciare. Solo un amore riconosciuto come dono può crescere, dilatarsi fino a suscitare quella gioia che affinata può essere confermata, quella speranza che cantata diventa promessa, quella saldezza che impedisce di essere turbati.

Quiesce!, un invito difficile da accogliere, soprattutto per chi non ha ascoltato né il fuge né il tace, ma le vacanze nel loro stesso nome ci invitano a questo: vacare significa “tralasciare”, “smettere”, discostarsi da un ritmo quotidiano per ritrovare l’autentica vita interiore, è un uscire da quello che facciamo per rientrare in quello che siamo, un far tacere quello che ci assorda per tornare a utilizzare l’orecchio del cuore.

Sì, il detto di Arsenio indica anche a noi un cammino adatto a credenti e non credenti: per gli uni sarà un esercizio di comunione con Dio, per tutti sarà un percorso di umanizzazione.

 

Buona Estate!

don Giorgio

 
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