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VIENI, GESÙ, A FARCI CHIESA LIETA
Lunedì 13 Dicembre 2021 12:09

Gesù indica nella gioia lo scopo della sua rivelazione, l'introduzione alla conoscenza del Padre e la parteci­pazione alla sua vita e la conoscenza di tutta la verità frutto dello Spirito.

La gioia cristiana coinvolge tutta la persona e tutte le esperienze. La sua espressione è la festa che ne fa esperienza comu­nitaria. E il primo segno che Gesù opera a Cana di Galilea è di offrire il vino buono, segno della gioia messianica. Merita di essere esplorato e approfondito il tema della gioia, della festa, della celebrazione.

È riduttivo, infatti, descrivere la gioia come un sen­timento che nasce da una situazione favorevole, come un'esperienza piacevole, come soddisfazione di un desiderio, come realizzazione di un'aspettati­va, per quanto tutto possa essere compreso in quel-la gioia che viene dalla vita di Dio, creatore di ogni cosa buona.

È riduttivo definire la gioia come esperienza individuale. Pertanto, la festa è l’espressione comu­nitaria della gioia condivisa tra le persone. L'arte di fare festa richiede un'esperienza spirituale intensa, un'appartenenza culturale per animare linguaggi, musiche, segni che esprimano la gioia e la rendano evento del villaggio, fecondità nella trasmissione del patrimonio alle giovani generazioni e insieme prota­gonismo dei bambini nel contagiare adulti e anziani. Nella Chiesa dalle genti le tradizioni culturali di­verse sono chiamate a contribuire alla festa di tutti non solo con rappresentazioni folkloristiche, ma con la sinfonia dei linguaggi e la sincerità della reciproca fraterna accoglienza.

Il tema è troppo trascurato e consegnato alle agenzie che organizzano eventi. Il villaggio senza bambini si accontenta di qualche at­trazione artificiale.

La comunità credente celebra la sua gioia perché nella celebrazione i fedeli ricevono il dono della co­munione con la Pasqua di Gesù, principio invincibile della gioia. La festa cristiana ha il suo fondamento nella celebrazione. È quindi necessario che, attraver­so la cura delle celebrazioni, si creino le condizioni perché si esprima la gioia frutto dello Spirito.

Le celebrazioni tristi, grigie, noiose sono forse il se­gno di comunità tristi, grigie, noiose: è come se lo Spirito fosse trattenuto, come se il "roveto ardente" fosse solo una fotografia…

La gioia cristiana non è un'emozione, ma più profondamente un habitus che dona energie spendibili nella vita di ogni giorno, a livello indivi­duale, familiare e sociale, e che trascina tutti noi nel processo di rigenerazione della storia e del cosmo (vero motore di ecologia integrale) che è la risurre­zione di Gesù Cristo.

La gioia cristiana è strumento per la trasformazione del mondo e la conversione dei cuori.

+ don Mario, Arcivescovo

 

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